PARLIAMONEN
18 gennaio 2023

Se ti sembra che sia passato un secolo dai titoloni di giornale sulla crisi energetica, non dipende solo dal fatto che gennaio è il “mese di Schrödinger” – cioè il più lungo e il più corto dell’anno, contemporaneamente.

Il prezzo del gas, infatti, è sceso di molto e in pochissimo tempo: un crollo così non si vedeva da tempo. Cos’è successo? Bisogna ringraziare qualcuno per questo insperato regalo? Intanto, proviamo a capire come siamo arrivati qui e fino a quando durerà la “pacchia”. 

 

Il Generale Inverno si è schierato

E ha scelto di stare dalla parte dell’Europa. Dobbiamo ringraziare – tra mille virgolette – l’autunno caldissimo e l’inverno mite, che hanno smontato le profezie dei mercati sulla domanda di gas. Banalmente, ha fatto troppo caldo per avere bisogno di utilizzare il riscaldamento. Allo stesso tempo, l’industria ha moderato utilizzo e domanda del gas.

Secondo i dati Snam elaborati da Today, negli ultimi tre mesi del 2022 in Italia si sono risparmiati circa 5,6 miliardi di metri cubi di gas rispetto allo stesso periodo del 2021. Per dare un’idea più precisa, l'Italia è da poco scesa sotto l'80% di riempimento degli stoccaggi di gas, mentre in Europa i serbatoi sono pieni con una media dell'81,7 %.

 

Abbiamo anche un tetto sopra la testa

Cioè quello sul prezzo del gas. Dopo aver passato un’estate a dibatterne, i Paesi europei sono finalmente riusciti a trovare un accordo – che dovrebbe essere attivo dal 15 febbraio 2023. L’intesa prevede che il costo del gas non possa superare i 180 € al megawattora. La soluzione, però, non è così immediata come sembra: per essere attivata, infatti, il prezzo del gas deve superare il tetto per almeno tre giorni consecutivi e deve superare anche una media di costo del GNL – cioè il gas naturale liquefatto.

Perché questa distinzione? Perché il GNL – arrivato principalmente dalla Cina e in piccola parte dagli Stati Uniti – ha contribuito ad abbassare il prezzo del gas: i serbatoi in Cina sono pieni ed è più conveniente esportare in Europa. Con un tetto anche sul GNL, il rischio di rendere meno accattivante il nostro mercato sarebbe stato troppo alto. Insomma, l’accordo ha fatto qualcosa, ma non quanto il meteo.

 

Una persona cerca di affrontare una tempesta tropicale

 

Durerà?

Come al solito, la sfera di cristallo è meglio lasciarla da parte. Quello a cui possiamo affidarci, però, sono le informazioni che abbiamo fin qui. Andiamo con ordine.

La crisi energetica estiva è stata causata, come abbiamo spiegato in modo più esteso, dalla paura di rimanere senza gas in inverno. Adesso che il “peggio” è passato, gli occhi languidi dei mercati si concentreranno sulla primavera in arrivo. Il 2023, infatti, sarà il primo anno senza gas russo, e il ruolo del GNL o degli altri Paesi fornitori di gas (come l’Algeria o l’Azerbaijan) diventerà ancora più importante. Stesso peso avranno gli abbassamenti di temperatura improvvisi, come quelli delle ultime settimane.

Facciamo un esempio pratico: l’8 gennaio la Cina ha riaperto i confini dopo quasi tre anni, puntando a un più generale ritorno alla “normalità”. Questo, come racconta bene Cecilia Sala in una puntata di Stories, porterà a un naturale aumento della produzione e quindi dei consumi. In quale “mercato” andrà il GNL, a quel punto? Se volessimo tenerlo qui – anche perché non abbiamo tante alternative energetiche – quanto ci costerà? Non lo sappiamo, ma ora come orai i fatti ci permettono di tirare un sospiro di sollievo.