Come al solito, la sfera di cristallo è meglio lasciarla da parte. Quello a cui possiamo affidarci, però, sono le informazioni che abbiamo fin qui. Andiamo con ordine.
La crisi energetica estiva è stata causata, come abbiamo spiegato in modo più esteso, dalla paura di rimanere senza gas in inverno. Adesso che il “peggio” è passato, gli occhi languidi dei mercati si concentreranno sulla primavera in arrivo. Il 2023, infatti, sarà il primo anno senza gas russo, e il ruolo del GNL o degli altri Paesi fornitori di gas (come l’Algeria o l’Azerbaijan) diventerà ancora più importante. Stesso peso avranno gli abbassamenti di temperatura improvvisi, come quelli delle ultime settimane.
Facciamo un esempio pratico: l’8 gennaio la Cina ha riaperto i confini dopo quasi tre anni, puntando a un più generale ritorno alla “normalità”. Questo, come racconta bene Cecilia Sala in una puntata di Stories, porterà a un naturale aumento della produzione e quindi dei consumi. In quale “mercato” andrà il GNL, a quel punto? Se volessimo tenerlo qui – anche perché non abbiamo tante alternative energetiche – quanto ci costerà? Non lo sappiamo, ma ora come orai i fatti ci permettono di tirare un sospiro di sollievo.