Tra le altre cose, ha fondato TerraPower, una società di ricerca che studia e mette in campo possibili tecnologie per produrre “energia carbon-free abbondante e accessibile”.
Uno dei progetti più recenti riguarda la costruzione di una “mini” centrale nucleare di nuova generazione, con delle caratteristiche piuttosto particolari rispetto alle classiche centrali.
Il reattore che dovrebbe alimentarla, intanto, è più piccolo: da quanto sostiene TerraPower, poi, dovrebbe essere anche più sicuro e meno costoso da utilizzare.
Un’altra caratteristica interessante riguarda il funzionamento dell’impianto: normalmente viene immessa dell’acqua nel reattore per due motivi, scaldarlo e produrre il vapore acqueo da cui poi si genererà l’energia elettrica. L’acqua in questione esercita una grossa pressione sui tubi, tant’è che bisogna costruirci intorno degli scudi di contenimento. Per ovviare a questo problema, si è pensato di usare il sodio al posto dell’acqua per la funzione di riscaldamento dell’impianto: è un metallo che fonde a 98 gradi Celsius e può essere usato in forma liquida a una pressione inferiore a quella dell’acqua.
Questo implica sistemi di contenimento più “leggeri” e – soprattutto – una maggiore efficienza nel raffreddare l’impianto in caso di emergenza.
Lo stesso sodio verrebbe poi impiegato per scaldare l’acqua e produrre il vapore necessario a generare l’energia, per poi tornare a scaldare il reattore. L’impianto, in questo caso, sarebbe diviso in due parti: una dedicata esclusivamente alla fissione, l’altra al produrre energia.