ENERTECH E FUTURO
10 ottobre 2024

Bill Gates, ecco. Come forse saprai è una delle dieci persone più ricche al mondo, ma non siamo qui per parlare dei suoi soldi – o forse sì? Il fatto è che da tempo Gates è anche un filantropo e una persona decisamente impegnata a trovare soluzioni alternative per contrastare il cambiamento climatico e le sue cause.  

Negli ultimi anni la sua attenzione e il suo denaro si sono concentrati nello studio e nella realizzazione di una centrale nucleare un po’ diversa dalle solite.


Premessa

La questione dell’energia nucleare – forse saprai anche questo – è una di quelle che spacca letteralmente l’opinione pubblica in due. Vantaggi e svantaggi del produrre energia tramite fissione nucleare sono noti e ampiamente discussi: da un lato c’è la possibilità di avere energia “pulita”, potenzialmente all’infinito; dall’altro c’è il grosso problema dell’eliminazione delle scorie (cioè gli scarti tossici della fissione), che non riescono a essere smaltite ma solo accumulate in grossi depositi geologici, cioè delle discariche scavate a diversi metri di profondità in terreni senza rischi franosi.  



Quindi che c’entra Gates?  

Tra le altre cose, ha fondato TerraPower, una società di ricerca che studia e mette in campo possibili tecnologie per produrre “energia carbon-free abbondante e accessibile”.  

Uno dei progetti più recenti riguarda la costruzione di una “mini” centrale nucleare di nuova generazione, con delle caratteristiche piuttosto particolari rispetto alle classiche centrali.  

Il reattore che dovrebbe alimentarla, intanto, è più piccolo: da quanto sostiene TerraPower, poi, dovrebbe essere anche più sicuro e meno costoso da utilizzare.  

Un’altra caratteristica interessante riguarda il funzionamento dell’impianto: normalmente viene immessa dell’acqua nel reattore per due motivi, scaldarlo e produrre il vapore acqueo da cui poi si genererà l’energia elettrica. L’acqua in questione esercita una grossa pressione sui tubi, tant’è che bisogna costruirci intorno degli scudi di contenimento. Per ovviare a questo problema, si è pensato di usare il sodio al posto dell’acqua per la funzione di riscaldamento dell’impianto: è un metallo che fonde a 98 gradi Celsius e può essere usato in forma liquida a una pressione inferiore a quella dell’acqua.

Questo implica sistemi di contenimento più “leggeri” e – soprattutto – una maggiore efficienza nel raffreddare l’impianto in caso di emergenza.  

Lo stesso sodio verrebbe poi impiegato per scaldare l’acqua e produrre il vapore necessario a generare l’energia, per poi tornare a scaldare il reattore. L’impianto, in questo caso, sarebbe diviso in due parti: una dedicata esclusivamente alla fissione, l’altra al produrre energia.


Non è un metodo così nuovo

Della questione scorie abbiamo già parlato, e resta un tema controverso su cui non ci sono ancora risposte pienamente soddisfacenti. Tuttavia, produrre energia nucleare viene considerata da molti una tappa cruciale della transizione energetica, specialmente nelle zone da decarbonizzare completamente. Passare dal fossile alle rinnovabili non è un processo così immediato: in più, è difficile farsi bastare le rinnovabili dal giorno zero e, in questo, il nucleare viene considerato un aiuto per supportare il periodo di transizione e velocizzare il passaggio dal fossile al non-fossile.