25 ottobre 2021

Ho l’impressione che chi legge Vice abbia un debole per le storie tormentate. Confesso che ultimamente non lo frequento molto; anni fa ci capitavo tutti i giorni, ma per darti un’idea dell’orizzonte temporale, all’epoca a Milano andavano i Club Dogo; e delle cose che conosci poco ti resta un’impronta superficiale, che spesso è anche quella più vistosa. Sta di fatto che solo su Vice è possibile trovare perle come:


Ho preso dei tartufi allucinogeni con mia mamma
Mi sono fatto tatuare la testa per fingere di avere un sacco di capelli
Ho provato a cucinare i piatti futuristi inventati da Marinetti (il mio preferito)
Ho guardato Agon Channel per 15 ore consecutive

Eccetera eccetera. Dev'esserci una sorta di piacere catartico che ci attrae verso queste vicende: non ci tatueremmo mai dei capelli finti, ma vogliamo assolutamente sapere cosa accadrebbe se decidessimo di farlo. Per questo, quando il reparto marketing della mia azienda – siamo NeN, vendiamo luce e gas – ha chiesto di realizzare dei banner per vice.it, ho pensato che compiere un gesto spiacevole e superfluo potesse essere un buon modo per entrare in connessione con il target e guadagnare, se non dei contratti, almeno qualche secondo di attenzione, che è più di quanto succeda con la maggior parte della digital adv.

Da qui l’idea di mangiare una candela.

 

Francesco che mangia una candela

 

Perché una candela?

Non ho una vera risposta. Serviva qualcosa di abbastanza strano da poter stare su Vice ma non troppo dannoso per il sottoscritto, considerando che sono un gran fifone. Immagino che lavorare per un fornitore di energia abbia giocato un ruolo, anche solo inconsciamente. Mangiare una lampadina sarebbe stato ancora più appropriato, ma non me la sono sentita.

Non è pericoloso?

Mi sono posto la stessa domanda. Purtroppo la letteratura sul tema è piuttosto scarsa. L’unica fonte in italiano che ho trovato era un articolo intitolato “Cosa fare se il tuo cane mangia una candela”, che sembrava essere stato tradotto in automatico. C’erano dei passaggi confortanti:

Alcune candele contengono sostanze chimiche o olii essenziali che possono essere dannosi per i cani. Fortunatamente, la maggior parte ha una concentrazione abbastanza bassa di questi da non far ammalare i cani dopo averli mangiati. […] Le candele di cera sono in genere realizzate con paraffina, cera d’api o soia. Nessuno di questi materiali tende ad essere velenoso per i cani. Quando ingeriti, tendono ad ammorbidirsi e passare senza problemi attraverso il tratto intestinale del cane. Tuttavia, pezzi di grandi dimensioni possono causare un blocco intestinale. Le candele a base di soia sono più morbide e comportano meno rischi.

Ma anche se tendo a masticare le penne e le mollette del bucato, non potevo essere certo che quello che valeva per un cane valesse anche per me. Per fortuna, facendo la stessa ricerca in inglese ho trovato un post su Quora in cui Timothy Simons, che ha studiato all’Università del Nord Dakota, trattava la questione da una prospettiva antropocentrica:

I am not aware of any candle maker who uses wax which might be detrimental to a human’s health. If chewed well enough to reduce large chunks from perhaps creating blockages, the fragments of the candle will simply pass through the digestive system, exiting, undigested, with other material consumed.

Secondo Wikipedia, l’Università del Nord Dakota è specializzata in scienze aerospaziali, della salute e della nutrizione; inoltre la loro squadra maschile di hockey ha vinto otto campionati nazionali. Tutto considerato, ho deciso di fidarmi di Timothy e di andare avanti.

Sarà che non vivo nel diciottesimo secolo, ma non è che la mia casa sia proprio piena di candele. Però dallo scorso aprile il numero è cresciuto parecchio, perché la mamma della mia ragazza ha iniziato, per hobby, a farle a mano: scioglie cera di vario tipo in un pentolino, la colora e la profuma con prodotti specifici, mette lo stoppino, versa la cera calda in uno stampo o in un contenitore di vetro, lascia asciugare, poi eventualmente le decora. Secondo la mia ragazza, la quantità di lavoro che c’è dietro le rendeva poco adatte ai nostri scopi. Per dirla in un altro modo, non potevo mangiare le candele della suocera.

 

L'autore davanti a un muro di candele da Tiger

Ho trovato anche una di quelle candele-soprammobili che i parenti ti regalano a Natale perché devono darti qualcosa ma non hanno idee, e che non puoi accendere perché altrimenti non la vedrebbero sulla mensola la volta l’anno in cui ti vengono a trovare. Me l’avevano portata i miei dalla Sardegna, era fatta di cera di soia, particolare che dev’essere importante perché il produttore lo ha scritto in grande sull’etichetta, insomma, non era il caso. Rimaneva una Yankee Candle, che mi dicono essere di marca, inoltre era plastificata e questa cosa mi metteva in soggezione. Alla fine ho deciso di andare da Tiger e comprarne una.

Il mio collega Kim, che fa l’Art Director, è stato subito attratto da una candela cilindrica, bella massiccia. Gli piaceva il fatto che nella nostra palette abbiamo la stessa tonalità di blu. A me invece non piaceva per niente che avesse il diametro di una mazza da baseball. La mia piccola bocca da nato prematuro non avrebbe mai potuto vincere quel blocco di cera compatta. Dopo una breve discussione sono riuscito a convincerlo ad acquistare anche una classica candela bianca, meno scenografica ma senz’altro più digeribile, oltre che priva di coloranti. In tutto ho speso due euro e cinquanta, che in realtà l’azienda non mi ha mai rimborsato.

L’assaggio

Prima di procedere, mi sono soffermato sulle avvertenze stampate sul retro. Devo dire che non le ho trovate proprio chiarissime. La seconda vignetta, ad esempio, cosa dovrebbe significare? Non fare abbaiare il cane davanti alla candela? E la prima? Non accendere quando la sedia a dondolo è vuota? In ogni caso, nessuno dei disegni sembrava proibire l’ingestione.

 

Ho deciso di non usare condimenti: sarebbe stato un po’ come barare. Mi sono messo in posa di fronte alla parete e ho addentato il candelotto blu dal lato lungo, prima con cautela, poi con più energia. Come avevo previsto, sono riuscito solo a scalfirlo. Sarà che si avvicina Halloween, ma i segni del morso mi hanno ricordato il sorriso di Jack, il protagonista di Nightmare Before Christmas.

A quel punto sono passato alla candela bianca. Visto il precedente, la mia amica Meg ha suggerito di ammorbidirla con un accendino. Il suggerimento era sensato, ma avevo paura che il contatto tra la cera calda e le labbra avrebbe potuto portare a conseguenze antipatiche.

Meg ammordisce una candela con un accendino

Ho deciso che sarei partito dal lato dello stoppino, che era intagliato e sembrava offrire meno resistenza. Sfruttare questa debolezza strutturale mi ha permesso, in un paio di morsi, di ottenere il risultato che cercavo. Se avessi continuato a mangiare, avrei ottenuto un significato molto simile a questo.

Che sapore aveva la candela?

Sapeva di cera.

 

Ne valeva la pena?

Probabilmente no. Nel complesso è stata un’esperienza abbastanza fastidiosa e di cui è difficile misurare il ritorno in termini di conversioni. Certo, dal momento che tu sei su questa pagina possiamo dire di aver portato sul nostro sito una persona che altrimenti non ci sarebbe arrivata. In tutti i casi, sono convinto che realizzare dei banner tradizionali non avrebbe condotto a risultati migliori.

 

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E che ti darebbe bollette scritte in italiano, un servizio all’altezza di questo secolo e una rata fissa, tutto incluso, aggiornata ogni anno sulla base dei tuoi consumi. Partendo da questo link puoi ricevere un preventivo scontato, in tre minuti, e scoprire quanto spenderai per un anno di energia.

Avvertenza: ho ingerito solo un pezzettino minuscolo di cera. Mangiare le candele potrebbe mandarti in ospedale o peggio. Non rifarlo a casa, o meglio: non rifarlo proprio. Sarebbe una pessima idea per la quale, com’è ovvio, decliniamo ogni responsabilità. Se starai male, la colpa sarà solo tua.