LUCE E GAS
31 luglio 2023

A quanto sembra entro il 2030 buona parte delle persone vivrà in centri urbani medio-grandi (si parla del 60% della popolazione mondiale). Molte delle persone che lavorano in NeN vivono in città e – anche se sogniamo un giorno sì e l’altro pure la pace e la tranquillità – siamo tra i milioni di persone che hanno scelto di stare in un centro urbano. I motivi sono quelli che potresti avere anche tu, se vivi in città: più possibilità, più stimoli, la fuga dal passato, lo studio, il lavoro, la noia, eccetera eccetera. E forse anche a te sarà sembrato più di una volta che la città non sia fatta tanto per le persone quanto per le macchine, o che arrivare da A a B sia più complicato di quanto dovrebbe, o quant’era bella l’aria in campagna in confronto a quella che respiri ora. 


Le città hanno un problema

E se lo portano dietro da decenni: il modello urbanistico su cui sono state progettate non ha subito grandi evoluzioni nel tempo e – nonostante tecnicamente sia un modello “neutro”, cioè non focalizzato su un determinato tipo di persona – di fatto l’architettura e la composizione di molte città si adattano solo ad alcuni soggetti, ma non a tutti. Basti vedere quanto poco i centri urbani siano modelli accoglienti per le persone anziane, i bambini, i disabili, le donne. In sostanza, la città si basa su un modello obsoleto rispetto ai bisogni, alle abitudini e ai diritti delle persone oggi. 

Le città hanno anche un altro problema

Sono poco sostenibili. L’inquinamento, le zone fantasma, l’edilizia approssimativa, la cattiva gestione dei quartieri, le strade pensate come semplici passaggi e non come luoghi d’uso ostacolano il cammino verso modelli più “abitabili”. Tuttavia, molte città da tempo stanno compiendo piccoli passi per provare a ripensarsi dalle basi e diventare ciò a cui sono destinate: luoghi dove i limiti fanno posto alle possibilità.

 

 

“Come fa una città a diventare più sostenibile?”

Questi sono alcuni punti da cui iniziare:

  • un diverso tipo di mobilità: su questo già molto si muove, dai motori più ecologici delle auto alla crescita di piste ciclabili e infrastrutture dei trasporti pubblici migliori;

  • l’efficientamento energetico e l’edilizia sostenibile: si può, si deve migliorare l’efficienza energetica di condomini, uffici e attività. L'urbanistica può garantire il recupero degli edifici esistenti e che le nuove costruzioni siano progettate secondo criteri di sostenibilità ed efficienza energetica, utilizzando materiali ecologici e riducendo il consumo energetico; 

  • la conservazione delle risorse naturali: ogni filo d’erba conta. Proteggere i parchi e le fonti aiuta a preservare la biodiversità urbana, mentre aiutare le persone a usare meglio l’acqua può evitare gli sprechi e tornare utile in periodi di siccità;

  • più verde nelle strade: cemento e asfalto contribuiscono ad aumentare la temperatura del suolo e, di conseguenza, il caldo percepito. Gli alberi nei viali agiscono da filtro contro l’inquinamento e aiutano ad abbassare la temperatura al suolo; 

  • avere cura dei quartieri: hai presente la “città dei 15 minuti”? È un modello urbanistico che ipotizza la presenza di tutti i servizi essenziali a massimo 15 minuti di distanza a piedi o in bici, in modo da non dover usare l’auto per tutto. Quanti quartieri sono costruiti in mezzo al nulla, come semplici dormitori, e costringono le persone a muoversi in macchina anche per le commissioni più semplici?

  • incentivare l’uso di energie rinnovabili: qui siamo di parte, okay, ma sai che bello se i palazzi fossero alimentati da pannelli solari o se le persone scegliessero tutte di usare energia proveniente da fonti rinnovabili? 

  • la partecipazione pubblica: al momento, diciamocelo, langue. Cittadine e cittadini non sono quasi mai parte di un processo attivo di rigenerazione, non vengono interpellati nella pianificazione urbana, nessuno – o quasi – tiene in considerazione i bisogni della comunità oggi. Come si fa a sviluppare qualcosa per le persone se proprio loro non sono tra gli attori del processo?

Insomma, da fare ce n’è e – come spesso succede in questi casi – alcuni modi di fare vanno ripensati da zero, dall’urbanistica alle abitudini di ciascuna persona.