Negli ultimi 30 anni il mix energetico italiano, cioè l’insieme delle fonti con cui viene prodotta l’energia del nostro Paese, è cambiato radicalmente. Se nel 1994 gas naturale, carbone e petrolio pesavano il 22%, l’11% e il 64% sulla produzione nazionale di energia da fonti non rinnovabili, oggi la storia è molto diversa. All’inizio del 2021, tanto per dire, l’uso del petrolio è diventato marginale (0,88%), il carbone è sceso al 5,07% (anche se potrebbe risalire nei prossimi anni) e il gas naturale al 48,13%. Come abbiamo detto, il gas è la fonte tradizionale che ha l’impatto ambientale più basso, quindi la situazione è migliorata. Non abbastanza, ma è un inizio.
Resta il fatto che, se in passato era giustificabile l’utilizzo delle fonti di energia non rinnovabile, oggi siamo a corto di scuse e di tempo. Può sembrare un problema troppo grande per essere trattato da un punto di vista individuale, ma la realtà è che le aziende, come i governi, si muovono quando c’è una domanda: ecco perché è importante premiare le offerte luce realmente rinnovabili, anche quando hanno un costo leggermente superiore, per disincentivare le fonti che stanno incidendo sul cambiamento climatico. La transizione verso le energie rinnovabili ha i suoi costi, è un processo lungo e non sempre facile. Ma è l’unica alternativa a nostra disposizione.