GREEN E AMBIENTE
27 agosto 2024

Fino a un bel po’ di anni fa la parola “siccità” veniva pronunciata solo ad agosto inoltrato – un po’ come stiamo facendo noi adesso – quando ci si accorgeva svogliatamente che qualche pezzo d’Italia stava avendo seri problemi di approvvigionamento delle risorse idriche.  

Si incolpava il caldo, la sfortuna, qualche divinità, i cicli della natura, la carenza delle infrastrutture, e forse in parte tutte queste cose hanno un ruolo, ma è solo in tempi più recenti che si è iniziato a unire i fili e a capire due cose: molti sintomi sono riconducibili ai cambiamenti climatici e aspettare di avere la siccità in casa invece di prevenirla è un tragico errore.  

Ma ripartiamo dal clima

L’inverno tra il 2023 e il 2024 è stato tra i più caldi registrati negli ultimi anni: le temperature non sono mai state particolarmente rigide, specialmente nelle zone centrali e meridionali del Paese, dove le precipitazioni si sono fatte attendere più di una volta. Se l’anno precedente era stato il Nord Italia a doversela vedere con la siccità, dallo scorso autunno è proprio il Centrosud, in particolare le isole, a doversi misurare con la mancanza d’acqua. Non c’è stata pioggia, okay, ma cosa è stato fatto in via preventiva?



Un commissario contro la siccità

Lo scorso anno il Governo ha nominato un commissario straordinario per le opere contro la siccità che, come prima cosa, ha provato a mettere insieme i pezzi – molto frammentati – della gestione idrica in Italia. Nel nostro Paese ci sono consorzi, enti, chi si occupa di bonifica, e spesso è complicato capire anche solo chi fa cosa. Non essendoci una vera e propria organizzazione centrale l’efficienza nella gestione delle risorse non è sempre ottimale e, quando sei alle prese col doverti far bastare la poca acqua che hai, questo può diventare un problema.  

Lo Stato e le Regioni finanziano le opere pubbliche per la distribuzione dell’acqua, ma sono poi questi enti che si occupano di gestire e manutenere le infrastrutture.

Ecco, le infrastrutture  

Mantenerle in perfette condizioni è un lavoro certosino, che non si esaurisce con un po’ di sistematine periodiche. Durante lo scorso anno si erano stimati 508 milioni di euro solo per sghiaiare e sfangare le dighe e i laghi artificiali, che al momento dei controlli riuscivano a ritenere solo l’80% dell’acqua di cui erano capaci. Il commissario, in accordo con le Autorità di bacino (cioè gli enti che si occupano di programmare la gestione dell’acqua in specifiche aree geografiche), ha provato a individuare gli interventi più urgenti, parecchi dei quali sono finanziati dal PNRR. In una dichiarazione rilasciata la scorsa primavera, il commissario aveva affermato “Gli invasi in Italia sono da rivedere e sistemare. È da 70 che non facciamo le giuste manutenzioni”.  


Come sta andando quest’estate

Ce l’aveva già preannunciato l’inverno. Nei mesi scorsi le nevicate alpine hanno contribuito ad assicurare una quantità d’acqua superiore a quella degli ultimi due anni e aiutato a scongiurare i problemi di siccità avuti dal Nord Italia la scorsa estate. La situazione, tuttavia, resta delicata: in generale non basta avere neve abbondante d’inverno, c’è bisogno anche che le temperature dei mesi successivi non superino eccessivamente le medie del periodo. La neve ha bisogno di rimanere “neve” più a lungo possibile e fondere lentamente per assicurare un corretto approvvigionamento.  

Sugli Appennini le cose sono già molto diverse: in inverno le nevicate sono state scarse e le temperature più alte del previsto. Lo stato di severità a fine luglio era considerato medio.

Anche al Sud, e in particolare nelle isole, i rischi legati alla siccità erano noti dall’inverno. In Sicilia, per esempio, i bacini erano pieni solo al 50% già da mesi e le piogge scarse dal 2023; a questo va aggiunta la scarsa o inesistente manutenzione della rete (nel 2022 l’ISTAT aveva rilevato perdite d’acqua del 51,6% in immissione) e l’assenza di piani efficaci. La regione è già da tempo sotto razionamenti, e la mancanza d’acqua sta portando a zero la produzione in alcuni settori agricoli e severe difficoltà agli allevamenti.

Così come Roma non è stata costruita in un giorno, così gli interventi di manutenzione e miglioramento degli impianti non saranno fatti in una notte. Le piogge imprevedibili e gli eventi climatici estremi che stiamo vivendo sempre più spesso non aiutano, ma mettere in campo tutti i mezzi necessari per adeguarci e prevenire l’attuale situazione è il meglio che possiamo fare al momento.