Ce l’aveva già preannunciato l’inverno. Nei mesi scorsi le nevicate alpine hanno contribuito ad assicurare una quantità d’acqua superiore a quella degli ultimi due anni e aiutato a scongiurare i problemi di siccità avuti dal Nord Italia la scorsa estate. La situazione, tuttavia, resta delicata: in generale non basta avere neve abbondante d’inverno, c’è bisogno anche che le temperature dei mesi successivi non superino eccessivamente le medie del periodo. La neve ha bisogno di rimanere “neve” più a lungo possibile e fondere lentamente per assicurare un corretto approvvigionamento.
Sugli Appennini le cose sono già molto diverse: in inverno le nevicate sono state scarse e le temperature più alte del previsto. Lo stato di severità a fine luglio era considerato medio.
Anche al Sud, e in particolare nelle isole, i rischi legati alla siccità erano noti dall’inverno. In Sicilia, per esempio, i bacini erano pieni solo al 50% già da mesi e le piogge scarse dal 2023; a questo va aggiunta la scarsa o inesistente manutenzione della rete (nel 2022 l’ISTAT aveva rilevato perdite d’acqua del 51,6% in immissione) e l’assenza di piani efficaci. La regione è già da tempo sotto razionamenti, e la mancanza d’acqua sta portando a zero la produzione in alcuni settori agricoli e severe difficoltà agli allevamenti.
Così come Roma non è stata costruita in un giorno, così gli interventi di manutenzione e miglioramento degli impianti non saranno fatti in una notte. Le piogge imprevedibili e gli eventi climatici estremi che stiamo vivendo sempre più spesso non aiutano, ma mettere in campo tutti i mezzi necessari per adeguarci e prevenire l’attuale situazione è il meglio che possiamo fare al momento.