Di tutte le complicazioni che abbiamo elencato finora, questa è al contempo una delle peggiori ma anche quella più incredibile dal punto di vista scientifico. Ricoprire un intero deserto di pannelli determinerebbe l’effetto albedo, cioè il fatto che la luce solare “rimbalzi” su una superficie che è in grado di riflettere in tutte le direzioni, come succede per esempio quando il sole batte sulla neve. Nel caso in questione, la superficie del deserto diventerebbe scura e il riflesso della luce sui pannelli aumenterebbe ancora di più la temperatura dell’aria.
Proprio il super-riscaldamento della superficie potrebbe causare un aumento consistente delle piogge in quella regione, che inizierebbe a coprirsi di vegetazione. I deserti, però, esistono per un motivo: mantenere un decente equilibrio geotermico e naturale della Terra. Se, per esempio, un deserto come il Sahara dovesse diventare piovoso e ricoperto di vegetazione, la natura dovrebbe trovare un altro modo di riequilibrare la situazione: si verificherebbe un aumento dei cicloni oceanici e la nascita di un nuovo deserto. Al posto della foresta amazzonica. Capisci bene che toglierci il più grande polmone verde del pianeta sarebbe un problema.
Sembra che il Sahara e la foresta amazzonica siano strettamente collegati tra loro: se nel deserto piove troppo c’è siccità nella foresta, viceversa se in Amazzonia piove il deserto resta all’asciutto e i suoi venti riescono a trasportare i granelli di sabbia oltre l’Oceano Atlantico. Indovina dove? Proprio nella foresta amazzonica. Il fosforo contenuto nei granelli è di vitale importanza per la crescita delle piante.