GREEN E AMBIENTE
18 luglio 2024

Se il tuo sogno è quello di avere un orto ma vivi in città e l’idea di trasferirti non è da prendere in considerazione, la coltivazione idroponica potrebbe essere un’opzione interessante. Certo, c’è bisogno di spazio. E sì, un po’ di esperienza con le piante è meglio averla. L’idea di coltivare in spazi ristretti, però, è un approccio che sta prendendo sempre più piede in zone dove il terreno per piantare non è tantissimo e le condizioni climatiche non aiutano.

Ma come funziona l’idroponica? È davvero più sostenibile da un punto di vista ambientale? E quali sono i possibili svantaggi? Vediamo un po’.

Qualche passo indietro

 L’idroponica è un tipo di coltivazione che evita la piantumazione di ortaggi, verdure e frutta nel terreno perché fa crescere le piante direttamente in acqua e in un composto di materiale poroso, dove possono essere versati i nutrienti. In alternativa, le radici possono essere messe direttamente in acqua. Quest’ultima, in generale, può essere riciclata e messa in ricircolo, tagliando gli sprechi ed evitando il condizionamento del meteo. La luce – altrettanto necessaria – è artificiale, e insieme all’ossigeno deve essere regolato per dare agli organismi esattamente quello di cui hanno bisogno. Senza, infatti, la pianta cresce più lentamente o rischia addirittura di marcire. 

Ovviamente tutto questo lavoro non può essere fatto a mano. Ecco perché le coltivazioni idroponiche vengono gestite da sistemi abbastanza sofisticati che – in automatico – regolano il ricircolo dell’acqua, rilasciano i nutrienti e adattano luce e ossigeno al bisogno delle piante. 

Va sempre fatta una distinzione tra idroponica su piccola scala, cioè un piccolo orto o piantagione che basta a te e alla tua famiglia, e idroponica su grande scala, cioè delle vere e proprie piantagioni che permettono di coltivare abbastanza cibo da poterlo rivendere sul mercato. In questo caso saranno diversi i costi, lo spazio necessario e l’energia che servono per sostenere la coltivazione. 
 



Le cose belle dell’idroponica

Sono tante e non sono nemmeno così scontate. Cercheremo di distinguerle, però, tra coltivazione su piccola e larga scala perché ci sono delle differenze. Non tutti i vantaggi della coltivazione domestica sono interessanti per chi ortaggi e frutta vuole venderli, e viceversa.

I vantaggi dell’idroponica a casa:

  • puoi sfruttare gli impianti verticali o le “growth box” per ottimizzare lo spazio. Gli impianti verticali ti permettono di mettere le piante una sopra l’altra, sfruttando così l’altezza. Le growth box, invece, sono di contenitori di grandezza variabile che possono essere messi dov’è più comodo per te. Puoi assemblarne una tu o puoi comprare kit già completi online. Il grande vantaggio, come dicevamo, è che non ti serve né un terreno né un balcone;

  • poter controllare che tipo di nutrienti arrivano alle piante e il fatto che crescano in un ambiente chiuso riduce tantissimo la possibilità che prendano dei parassiti. Non sono solo soldi risparmiati in diserbanti, ma è anche un modo molto pulito per tenere al sicuro i tuoi pomodori. 

Per quanto riguarda la coltivazione idroponica a livelli “di mercato”, invece:

  • riutilizzare l’acqua nel ciclo di nutrimento della pianta permette di evitare sprechi e di avere una produzione più indipendente dal meteo. Considerata la situazione siccità in Italia potrebbe essere una buona soluzione per i territori più a rischio;

  • l’agricoltura intensiva riduce le capacità dei terreni di trattenere la CO2 e, progressivamente, li rende meno produttivi. Accanto a questo, l’uso massiccio di diserbanti e prodotti chimici nelle piantagioni può contaminare il terreno e le falde acquifere. L’idroponica non tocca i terreni ed evita che l’acqua venga contaminata, risolvendo così a monte i problemi appena citati;

  • le coltivazioni verticali – quelle che ottimizzano lo spazio, dicevamo – possono anche essere realizzate in città, o comunque lì dov’è più comodo per la tua azienda agricola.

E le cose meno belle

Hanno quasi tutte a che fare con l’aspetto economico, cosa che ovviamente avrà un impatto più forte per chi vuole coltivare in privato:

  • la bolletta. Tra luce artificiale e sistemi automatici di ricircolo dell’acqua, i sistemi di coltivazione idroponici richiedono un sacco di energia elettrica. Può essere un problema relativo quando si hanno spese aziendali da affrontare, ma spesso è un investimento troppo alto per una piantagione domestica. Senza contare che un discorso è sovraccaricare la rete di un impianto pensato per sopportare quello sforzo, un altro è pesare su normale contatore, col rischio che si stacchi la luce (potrebbe avere senso, in quel caso, aumentare la potenza);

  • i costi di accesso e di manutenzione. Comprare le attrezzature – o anche un impianto – richiede un investimento corposo che non tutte le aziende o le famiglie possono permettersi;

  • le piante. Purtroppo avere un buon pollice verde non basta: bisogna conoscere le piante che hai scelto di coltivare, sapere di quali nutrienti hanno bisogno, quanta luce e a quali ore del giorno. Senza tutto questo è molto probabile che la tua avventura ortofrutticola durerà poco.

Al netto di tutti questi svantaggi, però, i benefici ambientali della coltivazione idroponica sono interessanti e potrebbero essere la risposta a tantissime domande che ci stiamo facendo in questi anni su acqua, inquinamento e recupero dell’ambiente.