GREEN E AMBIENTE
24 luglio 2025

Se hai passato giugno 2025 in Europa è molto probabile che tu abbia avuto un solo pensiero in mente: “Ho caldo”. Beh, eri in ottima compagnia. Ha fatto più caldo del solito, più caldo in posti dove quel caldo non dovrebbe esserci, più caldo a ogni ora della giornata. Anche in questa occasione, però, non è mancato un certo scetticismo che è, in alcuni casi, sfociato in disinformazione: i media sono stati accusati di aver manipolato le informazioni per creare “allarmismo climatico” partendo da mappe senza fonti, vecchi articoli di giornale decontestualizzati e una più generica “esperienza personale”. Da dove nasce tutta questa sfiducia verso dati ed elementi abbastanza evidenti e facili da constatare? È possibile fare un racconto che sia, allo stesso tempo, scientificamente accurato e semplice? Ne abbiamo parlato con Giulio Betti, meteorologo e climatologo del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e presso il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale) e l'Istituto di Biometeorologia del CNR di Firenze.


Partiamo dalle basi, ma proprio le basi: ci aiuti a capire la differenza tra meteo e clima? 

Facciamo un esempio sociale. Se un giorno incontro una persona che non conosco e questa si mostra nervosa e scostante penserò che sia antipatica, se però la frequento per settimane, mesi o addirittura anni, scoprirò che le giornate storte sono episodiche e che il suo carattere è prevalentemente positivo e affabile. La “giornata no” è un evento singolo, quindi meteorologia, i comportamenti positivi ripetuti nel tempo che descrivono la persona sono invece clima.  Quindi una breve ondata di freddo all’interno di un inverno molto mite non cambia le caratteristiche di quest’ultimo, così come una settimana fresca durante un’estate caldissima non cambia la tendenza al rialzo delle temperature stagionali. La meteorologia descrive condizioni atmosferiche giornaliere, il clima l’insieme degli eventi meteorologici che si ripetono in un arco temporale molto lungo (almeno 30 anni). Conoscere la differenza tra le due è fondamentale per evitare di cadere nella trappola della semplificazione e per capire a pieno l’importanza e la gravità del cambiamento climatico di origine antropica. 


Chi dice “Ha sempre fatto caldo”, lo fa perché è cambiata la nostra capacità di adattarci a temperature sempre più alte o perché ci stiamo, psicologicamente, assuefacendo? E, in caso, è un bene o un male?

Chi afferma “ha sempre fatto caldo” di fronte a forti, reiterate e prolungate ondate di calore è lo stesso che per giustificare la propria tesi cita vecchi articoli di giornale relativi a giornate canicolari in Italia, oppure rammenta alcuni episodi di caldo torrido del passato. Per carità, tutto vero, ma il problema è che una volta le ondate di calore in estate erano occasionali e venivano compensate da periodi freschi, oggi sono nettamente prevalenti e ben più intense. Al massimo possiamo sperare che tra un picco di calore e l’altro le temperature risultino almeno nella norma. Questo è il nostro presente. Va detto che psicologicamente per alcuni non è facile accettare un processo così impattante e complesso come il cambiamento climatico; proprio da qui nasce gran parte del negazionismo che, in ultima analisi, potremmo definire una forma di difesa estrema di uno stile di vita che si sente minacciato. Poi c’è chi conosce perfettamente le conseguenze nefaste del riscaldamento globale, ma preferisce dire “ha sempre fatto caldo” per interesse personale, ma questo è un altro discorso. Quello che dovremmo evitare assolutamente è proprio l’assuefazione all’anomalia e alla eccezionalità climatica, perché il rischio è quello di normalizzare un problema che invece andrebbe affrontato con decisione ed estrema urgenza.


Abbiamo l’impressione che il racconto del cambiamento climatico attraverso i dati o con una prospettiva che fa ricadere la responsabilità sulle singole persone funzioni fino a un certo punto: è una percezione corretta? Se sì, come se ne esce? 

La comunicazione rispetto al cambiamento climatico, ai suoi effetti e alle misure da intraprendere per contrastarlo deve sicuramente migliorare. Se cito un dato numerico, come ad esempio un record di temperatura, un quantitativo di pioggia eccezionale o un’anomalia termica devo spiegare cosa significa, altrimenti diventa solo un rumore di sottofondo cui ci si abitua. Spiegare perché dobbiamo contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1.8 ° C da qui al 2100 e perché anche un decimo di grado fa la differenza è fondamentale e per farlo devo usare termini semplici e accessibili a tutti. Oggi più che mai, la scienza è chiamata non solo a fornire risposte ma anche a comunicarle in maniera chiara a chiunque abbia dubbi o incertezze. Per farlo dobbiamo ampliare le platee di divulgazione, le occasioni di incontro e i canali mediatici dove porter approfondire i temi legati al cambiamento climatico. Se è vero che le nostre scelte quotidiane possono fare la differenza (nel bene e nel male), è anche vero che grande responsabilità della situazione in cui ci troviamo è di chi, pur sapendo benissimo la direzione in cui sarebbe potuto andare il clima globale, ha ignorato per decenni gli avvertimenti della scienza e ritardato consapevolmente le politiche di mitigazione e la transizione energetica. 


Bonus. Sei Imperatore dell’Universo per un giorno: qual è la prima cosa che fai? 

Ovvio, rimuovo tutti i gas serra in eccesso presenti in atmosfera emessi dalle attività umane negli ultimi 2 secoli, ripristino le aree verdi degradate e converto tutte le produzioni di energia proveniente da fonti fossili in rinnovabili. Far vincere uno scudetto alla Fiorentina? È consentito?

Foto in copertina di Cosimo Maffione