PARLIAMONEN
24 aprile 2025

Partiamo dalla notizia: nel 2024, per la prima volta, la produzione di elettricità da fonti rinnovabili nell’Unione Europea, in particolare eolico e solare, ha superato quella derivante da combustibili fossili. Non usiamo paroloni quando diciamo che si tratta di un “traguardo storico” nel processo di transizione energetica di questa parte di mondo. 


Un sorpassone

Stando ai dati pubblicati dal think tank energetico Ember (un think tank è un gruppo di esperti in materia che collabora per analizzare e risolvere problemi di varia natura) nella prima metà del 2024 l'eolico e il solare hanno rappresentato il 30% della produzione elettrica dell'Unione Europea, mentre le fonti fossili si sono fermate al 27%. 

“Vabbè, stanno quasi pari”, penserai, ma questo dato va visto come un punto di svolta nella politica energetica europea, perché marca la lenta ma inesorabile indipendenza dalle fonti fossili.  

L'energia solare, per dirti, ha superato per la prima volta il carbone, raggiungendo l'11% del mix elettrico, mentre il carbone è sceso sotto il 10%. Quella eolica, invece, ha mantenuto la quota significativa del 17%, superando il gas naturale che si è fermato al 16%


Non è una storia iniziata ieri

Roma non è stata costruita in un giorno, così pure gli sforzi per arrivare alle percentuali che hai appena letto. Il processo di transizione energetica, come ogni grosso cambiamento, richiede un allineamento di persone, politiche, soldi, occasioni e strutture non indifferente, che nel caso europeo si possono descrivere così:

  • investimenti strategici: solo nel 2023, nell'UE sono stati installati 56 GW di nuova capacità solare, superando quello che era già un record di 40 GW del 2022

  • politiche climatiche ambiziose: il Green Deal europeo del 2019 ha incentivato la transizione verso fonti energetiche più pulite, settando l’obiettivo di neutralità energetica al 2050

  • contesto geopolitico: non capiremo mai perché alla natura umana servano traumi per incentivare i cambiamenti, ma la necessità di ridurre la dipendenza dal gas russo, in seguito all'invasione dell'Ucraina, ha accelerato l'adozione di fonti rinnovabili. 

Come ogni cosa, anche le rinnovabili si portano dietro nuovi modi di pensare la gestione dell’energia, come la risoluzione dei problemi di intermittenza e la necessità di potenziare le infrastrutture di stoccaggio e distribuzione, motivo per cui la tecnologia è in moto per migliorare l’efficienza di batterie e sistemi di accumulo per garantire la stabilità della rete elettrica.


In Italia come va?

Te l’abbiamo spiegato in quest’articolo. Logica conseguenza delle politiche europee è che anche l’Italia stia riuscendo a implementare un minimo di indipendenza energetica. Nel 2024 la produzione da rinnovabili ha superato quella da fonti fossili e l’Italia è stato uno dei paesi europei a cavarsela meglio in questo processo, in particolare a giugno, quando le fonti rinnovabili hanno soddisfatto il 52,46% della domanda elettrica, con picchi giornalieri che hanno raggiunto il 70% di copertura.


“Tanto è tutta colpa dell’obsolescenza programmata”

Se non ne hai mai sentito parlare, un po’ ti invidiamo. Di fatto, è la strategia per cui certi elettrodomestici – o prodotti, in generale – non sono costruiti per durare, così da mantenere artificialmente in vita la produzione industriale. È una cosa conclamata che ha avuto la sua storia, ma di recente alcuni ricercatori norvegesi hanno cercato di capire quanto fosse ampio il divario tra la percezione dell’obsolescenza programmata e l’effettiva vita degli elettrodomestici. Il risultato è che solo due elettrodomestici hanno avuto una vita più breve degli altri nel decennio 1990/2000 – lavatrice e forno – ma, la ricerca suggerisce che ci siano molteplici cause difficili da separare: per esempio parlano di pezzi di ricambio più fragili (ma anche più economici, quindi più accessibili), un utilizzo più frequente o l’aumento delle componenti elettroniche rispetto a quelle meccaniche. Al netto della percezione, però, risolvere le più “meccaniche” di queste cause aiuterebbe a risolvere un problema molto concreto: lo smaltimento di rifiuti ingombranti. Anche qui, una buona notizia: l’Unione europea si sta muovendo proprio per cercare di garantire degli standard minimi ed evitare che la produzione dei rifiuti sia più alta delle nostre capacità di gestirli. Incrociamo le dita.