Intanto, che consumano, come ogni cosa alimentata elettricamente.
E fin qui ci può stare, perché avere strade e altri posti illuminati quand’è buio ha i suoi ovvi vantaggi – alcuni davvero interessanti, come vedremo. Quando si parla di inquinamento luminoso, però, ci si riferisce al fatto che la luce diffusa sia tale da generare tanti problemi quanti quelli che risolve.
Vivere sotto illuminazione costante contribuisce a farci perdere, in parte, la percezione del mondo in cui viviamo. Rispetto ai nostri nonni, per dire, abbiamo un contatto con la natura molto minore: non ci riferiamo solo al fatto che parecchie persone tra noi non saprebbero distinguere un albero da un altro, ma anche che – non potendo più vedere chiaramente il cielo sopra di noi – non sapremmo orientarci usando solo quello e la percezione del posto che occupiamo fisicamente nel mondo e nell’universo è incredibilmente diminuita, o comunque ridotta a quello che ci dice il navigatore quando andiamo in giro.
L’inquinamento luminoso non è un problema solo per noi, ma anche per animali e piante. Visto che nessuno ha spiegato loro la funzione dell’illuminazione pubblica, fauna e flora arrivano a scambiare il giorno per la notte, letteralmente. Gli animali fanno fatica ad adattare i loro cicli di veglia e sonno perché “vedono” la luce quando non dovrebbe esserci. Se hai dubbi, chiedi a un pipistrello cosa ne pensa. Succede anche a noi quando subiamo un’eccessiva esposizione alla luce artificiale, o usiamo tv o cellulari poco prima di dormire e ci svegliamo il mattino dopo con la sensazione di non aver dormito abbastanza.
Le piante, dal canto loro, hanno problemi col “fotoperiodo”, cioè col lasso di tempo che naturalmente dovrebbero passare esposte alla luce o al buio. Stare troppo alla luce artificiale può “ingannarle”, ridurre i tempi dedicati alla fotosintesi clorofilliana e, di conseguenza, diminuire la produzione di ossigeno. Quello che respiri tu.