GREEN E AMBIENTE
31 gennaio 2025

Ci è capitato di raccontarlo altre volte su questo blog: in Italia le cose si stanno muovendo abbastanza bene sul fronte delle energie rinnovabili. È stata una bella sorpresa anche per noi, però, scoprire che nel 2024 il 41% dell’energia elettrica consumata in Italia è arrivata da fonti rinnovabili.

Siamo felici? Molto. Scriveremo un articolo pieno di numeri per capire cosa vuol dire esattamente? Anche.

Allaccia le cinture: dovremo usare un linguaggio un po’ tecnico. 

È il caso di dare i numeri

Senza sarebbe un po’ difficile spiegare perché questa notizia è così interessante. In Italia infatti, in questo momento, esistono impianti che sfruttano fonti rinnovabili con una potenza complessiva di 76,6 gigawatt: andando più nel dettaglio 37,1 gigawatt sono stati fotovoltaici e 13 gigawatt eolici. Nel 2024, però, questa potenza è cresciuta 7,5 gigawatt. Nello stesso anno è anche aumentata la disponibilità di impianti di accumulo, tra cui le batterie che si possono installare a casa per garantire l’autoconsumo. Per essere precisi, parliamo di 730.000 nuove installazioni per una potenza di 5,5 gigawatt.

Questa crescita ha fatto aumentare la produzione di energia elettrica pulita del 13,4% rispetto al 2023, che potrebbe sembrare poca cosa rispetto a un aumento di quasi il 30% della capacità degli impianti, sempre stando al rapporto di Terna. La ragione di questo rapporto sta nel fatto che gli impianti che utilizzano fonti rinnovabili producono energia “a intermittenza”, cioè non hanno una produzione continua che possa garantire, a confronto, gli stessi risultati di una centrale a carbone che può – idealmente – andare a pieno regime ogni giorno dell’anno.  

Diversificare e aumentare il numero degli impianti, però, può aiutare a compensare la discontinuità delle fonti rinnovabili. Se infatti guardiamo il mix energetico italiano – cioè l’insieme delle fonti che utilizziamo per generare elettricità – del 2024 possiamo vedere che l’energia ricavata da fonti fossili è scesa del 6,2% per la dismissione di alcune centrali alimentate a carbone. Sempre secondo una stima di Terna, questo avrebbe ridotto l’emissione di CO2 di circa 8 Mt.


Come ci siamo arrivati?

Abbiamo avuto diverse spinte, per così dire.

Intanto, come dicevamo poco fa, l’aumento degli impianti d’accumulo privati – possibile anche grazie a degli incentivi fiscali – ha fatto la differenza. Non è proprio una sorpresa: avevamo parlato di questa tendenza già lo scorso anno. Allo stesso tempo, alcuni impianti hanno registrato un aumento di produzione significativo proprio grazie a determinate condizioni naturali: la produzione di energia idroelettrica è aumentata del 30,4%, mentre la produzione fotovoltaica è cresciuta del 19,3%. Insomma, abbiamo sfruttato meglio le piogge della prima parte dell'anno.

È anche aumentato l’export di energia: vuol dire che, in alcuni periodi dell’anno, siamo riusciti anche a vendere l’energia rinnovabile che produciamo. Rispetto al 2023 abbiamo esportato il 47,9% di energia in più, con picchi come quello di dicembre, dove l’export ha superato quota 4000 MW.

In generale, lo “spavento” che ci siamo presi con la crisi energetica tra il 2021 e il 2022 ha reso necessaria una riflessione su quanto l’indipendenza energetica e i modi per raggiungerla possano diventare sempre più importanti nel futuro.