BELLA DOMANDA
16 ottobre 2025

Il mondo è quel posto dove in certi uffici, appeso tra le regole d’uso dell’estintore e la lavagna bianca su cui non scrive più nessuno da anni, c’è il cartello “Abbiamo sempre fatto così”. Una regola che, se non è scritta, è probabilmente orale: prima o poi qualcuno, davanti a una proposta di cambiamento, ti risponderà così.

Quando è iniziata la nostra avventura nel mondo dell’energia ci siamo dati due regole: cercare di fare le cose in modo mai fatto prima e rispondere così a tutti quelli che ci dicevano che “Si è sempre fatto così”. 

Ogni tanto abbiamo bisogno di conforto da chi vive le nostre stesse difficoltà, così abbiamo fatto due domande a Deer Waves, una pagina che vuole fare informazione musicale “più diretta, più leggera, più interessante e soprattutto meno retorica [...] per offrirvi un tipo di informazione musicale diverso dal resto e, speriamo, migliore”.

Almeno per oggi, non parliamo di energia.

 

Ci sembra di capire che abbiamo un po’ di cose in comune, tipo offrire un servizio diverso da quello a cui sono abituate le persone. Ce ne volete parlare?

Deer Waves nasce come blog musicale nel 2012 da un gruppo di persone provenienti da tutta Italia che condividevano una forte passione per la musica, in particolare quella alternativa, indie e di nicchia. Cercavamo di porci come un’alternativa ai colossi dell’informazione musicale italiana, e negli anni si è creata una forte fanbase di appassionate e appassionati di musica alla ricerca di qualcosa di diverso.

La fine degli anni ‘10 ha segnato l’inizio della seconda vita del progetto: dal classico blog siamo passati a una pagina Instagram dove editoriali e articoli sono stati tradotti in post, video e altri contenuti fruibili sulle nuove piattaforme. Qui proponiamo artisti nuovi da seguire, dischi da ascoltare e tendenze da approfondire, parlando dei cambiamenti nel mondo della musica con un taglio leggero, divertente e accessibile. Nel maggio 2022 abbiamo iniziato il podcast “Poi migliora”, dove approfondiamo diverse tematiche che si intrecciano con il mondo della musica, anche con l’intervento di ospiti di rilievo.

 

I concerti sono uno dei piaceri della vita, ma consumano un sacco e inquinano. Ci volete suggerire qualche artista, Coldplay a parte, che sta lavorando sul serio per provare a cambiare le cose? Se sì, cosa sta facendo?

Un esempio virtuoso su tutti è il concerto ACT 1.5 dei Massive Attack a Bristol all’inizio del 2025. Si tratta di un record: il concerto più ecologico al mondo, difficile far meglio di loro. Le emissioni sono state ridotte del 98% rispetto ai concerti standard: l’energia del palco proveniva da batterie rinnovabili, senza diesel, il cibo dello staff e quello venduto al pubblico era 100% vegano e a km 0.

Gli artisti hanno viaggiato in treno, bus o traghetto, mentre la logistica è stata ottimizzata con meno camion e carburanti sostenibili. Il concerto è stato promosso affinché si attivasse soprattutto il pubblico locale e ha offerto incentivi per l’uso di mezzi di trasporto ecologico. Ma sono in molti, in realtà, a impegnarsi su questo fronte: Billie Eilish e The 1975, per esempio, sono altri due artisti che hanno molto a cuore la sostenibilità dei loro tour.

 

Domanda cattiva: qual è l’equivalente musicale della CO2?

A differenza della CO2, non esiste musica dannosa in senso assoluto, se non quella suonata a volumi troppo elevati o forse, ci viene da dire, quella generata dall’intelligenza artificiale che consuma chili su chili di CO2. In ogni caso non faremo nomi perché siamo codardi e non vogliamo rispondere pubblicamente delle nostre dichiarazioni controverse, ma ci limiteremo a dire che la musica dannosa è quella pigra, quella che insegue trend sentiti e risentiti e non cerca alcun tipo di innovazione.


Bonus: siete imperatori dell’universo per un giorno: qual è la prima cosa che fate?

Riapriamo tutti i piccoli locali che abbiamo perso come conseguenza dei lockdown durante la pandemia: per molti sono insignificanti, ma non dobbiamo mai dimenticarci dell’importanza dei luoghi accessibili dove scoprire musicisti emergenti, spesso con costi ridotti rispetto ai grandi live e con una presenza capillare, anche nelle città minori.