BELLA DOMANDA
23 giugno 2025

Se hai l’impressione che alcune discussioni sulla sostenibilità e sul cambiamento climatico siano un po’ sparite dai giornali, non hai tutti i torti. Sicuramente certe questioni di attualità hanno catturato la nostra attenzione più di altre, in questi anni, ma le COP, gli scioperi per il clima o i grandi passi fatti dalla politica climatica europea hanno sempre minore spazio e vengono raccontati con poco clamore. Per esempio, sapevi che a fine maggio Teresa Ribera – Vicepresidente della commissione europea e Commissaria europea per la concorrenza – ha annunciato che l’Unione europea è sulla buona strada per raggiungere il primo obiettivo del Green Deal? In poche parole, siamo all’1% dal raggiungere il dimezzamento delle emissioni europee da inizio ‘900. Però se n’è parlato poco, pochissimo, forse perché si è parlato così tanto e con così tanta approssimazione di sostenibilità da svuotare un po’ il significato di questa parola. Ecco perché persone come Silvia Moroni vogliono restituire a questa disciplina il suo senso partendo dai numeri e dai fatti, senza pesantezza o giudizio. Così le abbiamo fatto qualche domanda sul suo lavoro, sulle azioni sostenibili che funzionano davvero e su quelle che funzionano pure, ma non come ci aspetteremmo.



Allora, ci togliamo subito una curiosità: come sei diventata una divulgatrice di sostenibilità? O, in generale, come si arriva a fare divulgazione sulla sostenibilità?

Per fare divulgazione sulla sostenibilità bisogna studiare la sostenibilità. Io ho un passato da umanista: ho studiato lettere moderne, italianistica e scienze linguistiche, materie che mi hanno dato una buona padronanza delle parole e della comunicazione.

Poi ho fatto due master. Il primo, il “Master of Gastronomy” all'Università delle scienze gastronomiche di Pollenzo, dove ho imparato ad amare la sostenibilità alimentare. Il secondo, invece, è il master in sviluppo sostenibile e cambiamento climatico all'Università di Pisa, che mi ha dato una conoscenza chiara della situazione climatica, della mitigazione, dell’adattabilità e molto altro.

Poi, continuo a formarmi ogni giorno. Cerco di comunicare alle persone sfruttando la tecnica dell'edutainment, che prova a combinare la formazione con l'intrattenimento, cercando sempre di avere un piglio informale e ironico per catturare l'attenzione di più persone possibili.

La sostenibilità però, come dicevo, è scienza e come tale è basata su dati e fatti: ecco perché deve partire tutto dallo studio. 


Sappiamo che comportarsi in modo sostenibile non è sempre una passeggiata. Alcune scelte richiedono costanza e volontà, altre dipendono dai soldi o dallo spazio che si ha a disposizione (sì case coi pannelli solari, stiamo guardando voi). C’è qualcosa che ti ha creato o ti crea un po’ sbattimento, come attività sostenibile? Vai con l’onestà.

La cosa che mi crea più sbattimento è la mobilità, forse perché vivo anche in un'area abbastanza remota della Toscana. Ho una stazione del treno vicina, infatti il treno è un mezzo che uso molto, ma per la mia quotidianità giro sempre e solo in macchina. Purtroppo, non ci sono le infrastrutture. Cose come questa mi fanno rendere conto di come la mia voglia individuale si scontri con la realtà istituzionale, collettiva e del mondo che ci circonda.


Qual è quella cosa che tutte le persone pensano sia la chiave di volta della sostenibilità ma, in realtà, ha un impatto moderato sul pianeta? E quella cosa che sembra piccolissima ma, in realtà, fa una differenza gigantesca sulle emissioni di CO2?

Ecco, questa domanda ha proprio a che fare con la scienza. Di recente, uno studio del project Drawdown ha fatto vedere come le persone pensino che la raccolta differenziata sia una delle cose migliori per combattere il cambiamento climatico. La verità, però, è un po’ diversa. La raccolta differenziata è buona, è necessaria e ha di certo a che fare con l'inquinamento, con l'uso delle risorse e con l’economia circolare. Ma per combattere il cambiamento climatico abbiamo delle armi migliori, ancora più efficaci: una è l'alimentazione, cioè cercare di mangiare più vegetale e di sprecare meno cibo; l’altra è l’energia, o meglio il modo in cui produciamo l’energia.


Bonus. Sei Imperatrice dell’Universo per un giorno: qual è la prima cosa che fai?

Beh, chiaramente rendo l'energia rinnovabile economicamente accessibile per tutti. Tappezzerei ogni tetto di pannelli fotovoltaici e darei un sacco di soldi alla ricerca per sviluppare tecnologie che ci facciano produrre energia al minor costo sociale, ambientale ed economico.