GREEN E AMBIENTE
10 ottobre 2023


Non ci piacciono molto le frasi fatte, ma che il tuo corpo sia pieno di energia è un fatto. E no, non stiamo parlando di tutti quei processi che ci permettono di stare in piedi – tipo scomporre delizioso cibo in elementi che usiamo per vivere – ma di come alcuni nostri “scarti” possano aiutarci a creare energia. È un modo inaspettato, certo, ma il bello dell’energia è proprio questo: non c’è una sola tecnica per produrla, può arrivare dai posti più inaspettati. Se vogliamo anche dirla tutta, l’ultimo anno e mezzo ci ha insegnato che il posto da dove arriva l’energia conta. Esplorare nuove fonti adesso potrebbe darci molta più indipendenza in futuro, soprattutto se la materia prima è a portata di mano.

È una questione “di pancia”


Esatto, stiamo proprio parlando dei nostri bisogni. Chiariamo una cosa, però: non vi consiglieremmo mai di acquistare il gabinetto che converte le feci in energia – che esiste, ma è solo un prototipo. Quello che ci interessa è seguire il lavoro di chi, tra enti statali, privati e istituti di ricerca, sta cercando un modo per trasformare un rifiuto in un carburante. Cosa che è riuscita a fare l’imprenditrice e ingegnera Ashley Muspratt in Rwanda: le deiezioni della città di Kigali vengono raccolte e trasformate in carburante secco, che viene utilizzato poi dalle industrie della zona. In questo modo si affronta la mancanza di un sistema fognario adeguato, evitando che i rifiuti vengano abbandonati in fosse di fortuna.

Di fatto, però, non stiamo parlando di energia a impatto zero: un carburante, per quanto di biogas, emetterà sempre gas serra una volta utilizzato.
 

 

Imparare dalle meduse

Oltre a dimostrare la perfezione dei colori negli schermi a LED, il bagliore delle meduse potrebbe anche aiutarci ad alimentare piccoli dispositivi. La loro fluorescenza, infatti, è dovuta a una proteina – la GPF, riprodotta in laboratorio – che, se applicata su elettrodi di alluminio e illuminata con luce ultravioletta, rilascia elettroni. In parole povere, produce energia elettrica. Questa scoperta è del 2015, e arriva dal team di chimica della Chalmers University of Technology di Göteborg.

C’è un altro buon motivo per prendere i mezzi


Oltre a evitare di girare per ore cercando un parcheggio, ovviamente. Dal 2020, diversi appartamenti, due centri ricreativi e una scuola di Islington, a Londra, vengono riscaldati grazie al calore delle persone che si spostano in metro. Il sistema, detto in modo super semplice, funziona così: un gigantesco ventilatore raccoglie l’aria calda che arriva dalla Northern Line e ci riscalda l’acqua, che poi viene mandata negli edifici. Il ventilatore, poi, prende l’aria più fresca dall’esterno per mandarla giù, a rinfrescare i tunnel della metro.

 

E poi arriva il caffè


Questa, in effetti, è un po’ meno inaspettata delle altre. I fondi di caffè, infatti, sono notoriamente un buon fertilizzante per le piante di casa, ma dal 2015 molte aziende che coltivano e commerciano caffè si impegnano a raccogliere gli scarti e trasformarli in biogas e carbonio attivo, una sostanza capace di catturare il metano e toglierlo dall’atmosfera. Per chiarezza, noi non compriamo biogas ma preferiamo compensare le nostre (inevitabili) emissioni di CO2: in questa pagina ti spieghiamo perché.

Con la bevanda energetica preferita dagli italiani finisce la nostra piccola carrellata sui modi alternativi per produrre energia. C’è una cosa interessante da tenere a mente su tutto quello che abbiamo visto finora: oggi li raccontiamo come metodi alternativi, ma la ricerca su queste strade va avanti da anni. Chissà quanto ancora c’è da scoprire.